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Pescata e racconto di Agosto 2008

Racconto di Angelo Ascione

pescasubapnea : racconto cernia angelo ascione

Oggi rimpatriata con Mimmo, storico compagno di tante uscite di pesca… ultimamente le nostre uscite insieme sono diminuite, sarà più di 6 mesi che non si esce a pesca…
Meta costiera amalfitana. Prima tappa zona di capo d’orso, oggi la visibilità è ottima e vale la pena fare qualche tuffo oltre i venti, solitamente a queste quote c’è un taglio freddo e torbido, ma oggi è solo freddo e almeno si può apprezzare il fondale…
Mimmo si mantiene a quote minori dove vedrà un bel pizzuto ed una bell’orata, io su delle tane che conosco riesco ad avvistare delle corvine, ma per prendere le più grosse perderò l’occasione migliore…
A questo punto decidiamo di spostarci, andiamo dopo amalfi, zona di capo conca, qui dato le quote impegnative decidiamo di alternarci nelle discese restando sempre sulla verticale del compagno. Mimmo durante una planata avvista delle corvine, delle quali al tuffo successivo ne catturo una, i tuffi si susseguono senza avvistamenti degni di nota tranne una bella orata che non ne vuole sapere di venire all’aspetto.
Ad un certo punto durante un aspetto intravedo una sagoma che si aggira su di un tavolato, penso ad un dentice, ma subito mi accorgo che è una bella cernia, mi dirigo verso di lei, che si accorge della mia presenza e si gira verso di me, è quasi a tiro qualche altro metro ed il tiro è garantito, ma proprio un attimo prima lei scatta e l’asta va a vuoto… un pesce stimato sui 6 – 7 kili si inbuca in un anfratto ed io risalgo
con un pò di rammarico per l’occasione persa.
Adesso proverò a vedere in tana, prima scorro lo spacco per vedere se la intravedo senza usare la torcia, poi al tuffo successivo non avendo alternativa provo ad entrare nello spacco, ma il pesce nascosto in una piega della roccia mi scoda quasi in faccia senza che lo riesca a vedere… qualche altro tuffo, e decidiamo di risalire in gommone per riposarci, reintegrare i liquidi, mangiare un po di frutta e qualche pavesino,
mimmo è gia in gommone mentre io vado sotto al pallone per recuperare in fucile (non mi va di lasciarlo li appeso). Tornando verso l’imbarcazione mi viene voglia di fare un tuffo per vedere in quel punto il fondale com’è fatto (in questo punto preciso non ci ho mai pescato) sono al gommone ed eccomi in planata ad osservare il fondale mi sembra interessante, dopo vale la pena effettuare qualche tuffo… ma appena accenno la risalita,
ecco che in lontananza in un canalone intravedo un movimento, è un cernione, e grosso, enon oso neppure stimarlo, correggo la mia direzione, ci voglio provare, o almeno voglio vedere se si imbuca, ma ecco che mi accorgo della presenza di un’altra cernia più piccola, ma molto più vicina, è lì che mi osserva mentre l’altra sembra si sia defilata nell’abisso….
La planata è lenta il pesce è gia inquadrato avanti alla punta del mio arba, qualche altro metro e…. sbam… il tiro è andato, l’asta mi sembra sul pesce, ma qualcosa non va… vedo la cernia che con una certa flemma si dirige verso uno spacco, e l’asta cade nel vuoto… porca putt….a non l’ho manco punta, il pesce era molto più in là di quanto immaginassi e l’asta non l’ha neppure raggiunta. Risalgo basito ed incredulo, non è possibile….
A questo punto il break è d’obbligo, è dalle 8,00 che siamo in acqua, sono le 13,30 circa ed un po di riposo ci vuole…
Sul gommone le chiacchiere con Mimmo mi distraggono da quel pensiero fisso che sono diventate le due occasioni mancate, e realizzo che comunque sono contento per gli avvistamenti, era molto che non vedevo cernie di questa mole, e sono comunque contentissimo di averne visti tre in una giornata…
Il tempo del riposo è passato, è ora di ritornare in acqua per tentare di nuovo la sorte, ma prima di andare dalla prima cernia pedagnata voglio fare qualche tuffo vicino al gommone per vedere se la cernia più grande (defilatasi per prima) potesse essere nei paraggi (se non spaventatasi troppo dal tiro sulla piccola), così eccomi giù in planata a scrutare il fondale in cerca di una presenza che risulterà invece assente….
Ecco che allora decido di vedere se lo spacco dove ho visto intanarsi la piccolina è esplorabile o uno di quei budelli impossibili, inizio la discesa, individuo la zona e mi ci dirigo, ma appena inizio a distinguere il fondale ecco che mi accorgo che il pesce si è riposizionato al centro del canalone ed io mi ci sto dirigendo sopra.
Non voglio sprecare questa ulteriore occasione , devo avvicinarmi il più possibile… Sono sulla sua verticale la inizio a mirare, e per non intimorirla troppo inizio a virare leggermente descrivendo una traettoria circolare intorno al pesce (in modo da dargli l’impressione di non essere interessato a lei) ad un certo punto nell’avvicinarmi alfondo il bordo del canalone sta per coprire la traettoria di tiro verso il pesce, ritardo al massimo e quando
sono a filo con la roccia faccio partire il tiro, vedo l’asta colpire il pesce che si dirige verso lo spacco, inizio la risalita filando il mulinello… In superfice avverto il mio compagno del tiro, ma un dubbio mi assale, e subito dopo relizzo che lasta è libera….
Partono i bestemmioni non è possibile sparare un pesce due volte e fallire così mestamente…
Non mi resta da fare altro che provare a vedere in tana … ecco allora che impugno un monogomma 110 e la torcia controllo il computer ed il tempo di recupero e giù… Arrivo sullo spacco, lo scorro per intero dall’alto al basso, ecco che si allarga, e mi consente di infilarmici per meglio scrutare il suo interno, eccola è lì di fronte a circa tre metri e mezzo da me, è messa di lato e vedo completamente la testa, ferma vicino la roccia…
infilo il fucile miro e parte il tiro… sento una reazione e vedo della sospensione alzarsi tiro fuori il fucile e filo il mulinello verso la superfice… il mio compagno vigile mi chiede informazioni sull’esito del tiro, la profondità a cui si dovrà operare, e sul da farsi, proponendo di mettere in trazione il pesce, ma io sono deciso a dare prima un secondo colpo al pesce e poi metterlo in trazione, perchè dubbioso sulla tenuta dell’asta
ad un eventuale trazione voglio prima darmi una seconda tenuta…
Arrivo in gommone prendo un altro 110 monoelastico sono passati quasi 10 minuti e giù verso la preda… eccomi allo spacco mi affaccio accendo la torcia ed ecco il pesce li fermo, immobile, come al primo tiro, miro bene alla testa scocco il tiro e zero reazione, estraggo il fucile dalla tana tiro il nilon per controllare la tenuta, e l’asta sembra inchiodata alla roccia… meglio risalire e riflettere sul da farsi.
Intanto mettiamo in trazione con il primo fucile e Mimmo va giù per una prima prova di trazione, risale filando anche il mulinello del secondo fucile e mi dice di aver sentito una specie di cedimento da parte del pesce ma di non aver forzato, mi assale il dubbio che il pesce si sia spostato in una posizione più difficile, e vado a controllare, ma il pesce non si è mosso e l’asta sembra ancora cementata, così risalgo e penso al da farsi…
Oramai non resta che provare con la forza, poso la torcia rispetto i tempi di recupero e giù… Eccomi allo spacco, provo a tirare entrambe le aste ma nulla, allora provo a tirare solo la prima ( quella che mi sembra meno incastrata ) uno, due e mossa… recupero cira un metro un metro e mezzo e su mantenendola in trazione…
Il pesce si è mosso lungo l’altra asta ed è entrato in sagola, e quasi fatta…. recupero, altro tuffo ed il pesce è fuori, ma durante la risalita si ingarbuglia con un palamito abbandonato sul fondo quindi non forzo e risalgo, intanto il mio compagno scende libera il pesce e lo riporta in superfice, la gioa è immensa nell’ammirare una preda che inizialmente sembrava avvolta da un fascio anticattura…
Al tuffo successivo riesco a recuperare anche l’altra asta, ora non ci resta che rientrare più che soddisfatti della giornata…
Durante il rientro ci fermiamo a salutare un amico che è in mare con la famiglia e cogliamo l’occasione per qualche foto.

pescasubapnea : racconto cernia angelo ascione

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