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Apnea : Intervista a Ilaria Molinari

Intervista a Ilaria Molinari – Apnea Academy (Claudio Basili)

pescasubapnea : Ilaria Molinari A.A.Come di consueto, voglio ringraziare l’amica Ilaria Molinari per aver accettato questa intervista e per aver risposto ad alcune domande degli utenti del forum nostro Pesca Sub & Apnea. Ringrazio anche il nostro collaboratore ed amico Lorenzo Vian che ha fatto da tramite e per aver realizzato questa intervista.

D: Ciao Ilaria, iniziamo con le presentazioni. Per chi non ti conosce, sei una ragazza latinense che è entrata a pieno titolo tra le celebrità italiane dell’apnea femminile, con tre titoli di campionessa italiana, che contano ben due record italiani di apnea in assetto costante a -59 e -65, raggiungendo il limite previsto dalle regole federali. Hai quindi un posto nella storia e sui libri di didattica. Ma come è nata questa tua passione per l’apnea?

R: Sono nata a Latina ma i miei sono umbri, ci siamo spostati mille volte per il lavoro di mio padre e poi per l’università: sono un po’ apolide! La passione per l’apnea c’è sempre stata, e da autodidatta mi sono sempre immersa ma non superavo mai i 5-6 metri perché non sapendo nulla avevo paura, fino ai 20 anni però non sapevo che si chiamasse apnea! La mia famiglia è molto “acquatica”, a un anno ero la mascottina della società di nuoto in cui mia sorella nuotava, di cui mia mamma era istruttrice e mio padre presidente! Il giorno prima di partorire me, mia mamma (biologa marina) nuotava tranquilla a largo scortata da mia sorella grande e una sua amica. L’apnea l’ho scoperta vedendola praticare dalla leggenda vivente di questa disciplina, il mio amico e maestro, Umberto Pelizzari. Durante un’immersione con le bombole (ebbene sì ero bombolara ;)) con il suo diving, nel 2000 in Sardegna, vidi questa figura nera che ci girava intorno come se niente fosse, a 40 metri, senza respirare, in totale tranquillità, solo con muta e pinnone lunghe. Dopo averci chiacchierato un po’ mi convinse a provare a dedicare l’uscita del giorno dopo all’apnea, lasciando le bombole a terra. In superficie mi disse: “Fa’ un bel respiro e vai, tanto io ti seguo”, e feci 16 metri, con le pinnette e il costume, poi secondo tuffo, 25 metri, ero tranquilla visto che ero scortata da colui che per me era una specie di uomo-pesce. Umberto era entusiasta, mi lasciò i contatti dell’istruttore Apnea Academy più vicino a me, Andrea Badiello (forte apneista, e nel 2001 ct della prima nazionale italiana femminile di cui facevo parte anche io), così frequentai un corso a Venezia (allora ero a Trieste per l’università) e da lì è iniziato tutto!

D: Il nostro è un forum di appassionati di pescasub, che poco hanno a che fare con l’apnea, se non la condivisione del mezzo acquatico e delle tecniche apneistiche per rimanere immersi. Hai idea di come si comporti un pescasub durante un tuffo, e di quali siano i suoi obbiettivi primari?

R: Pur non essendo esperta di pesca, ho tantissimi amici pescatori e per me siamo semplicemente tutti apneisti, persone matte quanto basta, che amano talmente tanto volare in acqua che decidono di andare contro natura e non respirare per un po’! L’obiettivo finale è la vera differenza: l’apneista puro cerca la perfezione della tecnica e la massima profondità, il pescasub cerca il pesce e può stare in acqua ore e ore senza rendersi conto del tempo che passa. Però entrambi sono assetati di adrenalina: da profondità o da caccia! Da quello che ho visto in mare e durante i corsi, nella maggior parte dei casi i pescatori sono apneisti molto forti, con grande resistenza, autodidatti e quindi con qualche imperfezione nella tecnica e nella respirazione e non si preoccupano molto della questione sicurezza…

pescasubapnea : ilaria Molinari lago

D: Pratichi, o hai praticato mai, la pescasub? Che difficoltà incontrano, le donne in questa disciplina visto che non è molto seguita da loro?

R: Io e la pesca siamo 2 pianeti lontanissimi, mangio il pesce e sono a favore della pesca in apnea, l’unica in armonia con il mare, semplicemente non ho l’istinto necessario. Molte volte i miei amici mi hanno rifilato un fucile perché dicevano che ero sprecata tutto quel tempo sotto senza un’arma in mano ma non è mai scattata la passione.
Donne e apnea: una coppia da urlo. Difficoltà? Né più né meno di quelle degli uomini, a parte qualche problema tecnico nei giorni del ciclo. Secondo me alle donne fa benissimo l’apnea perché le calma molto e permette di scaricare tutto il turbinio incessante di pensieri che le caratterizza, che ci caratterizza! Inoltre siamo molto prudenti in ambito subacqueo e questa è una grande qualità.

D: Nei corsi che tieni come istruttrice, hai mai avuto allievi che già praticavano la pescasub? Con ragazzi “apneisti autodidatti” a livello tecnico hai notato differenze sostanziali nell’approccio all’apnea di quest’ultimi rispetto ad allievi non abituati a trattenere il respiro? Hai notato miglioramenti significativi nella prima categoria?

R: Molto spesso tra i miei allievi ci sono dei pescatori e li ammiro molto, perché è gente che va in mare da anni, che magari pesca anche tanto e abbastanza fondo ma che ha la maturità e l’umiltà di capire che forse può migliorare qualcosa: la tecnica, la compensazione, la respirazione, il rilassamento e quindi divertirsi di più, ottenere apnee di qualità superiore e, soprattutto, correre meno rischi. I pescatori, rispetto a chi non ha mai praticato apnea, di solito sono più acquatici, sono a proprio agio con l’attrezzatura, sanno già cosa significa esplorare i propri limiti di resistenza in apnea, sono molto recettivi rispetto alle tecniche di respirazione e rilassamento e si entusiasmano perché vedono subito il miglioramento delle loro apnee. Per quanto riguarda la pulizia della tecnica invece, essendo autodidatti o provenendo da didattiche vecchio stampo, hanno qualche problema ed è parecchio difficile togliere degli errori, correggere dei movimenti sbagliati, perché il corpo è molto meno elastico della mente e cambiare un gesto che per anni hai fatto in un modo, seppur non corretto, è la sfida più grande per i pescatori che frequentano i corsi!

pescasubapnea : Ilaria Molinari

D: L’apneista pone il suo traguardo nel quantificare distanze, tempi e profondità, mentre il pescasub finalizza il suo traguardo alla cattura del pesce, statisticamente con prestazioni nettamente inferiori a quelle di un apneista puro. Secondo te, c’è la possibilità di avere una “falsa sicurezza” in un pescasub alle prime armi, con ottime doti di profondista? Come affronti il problema sicurezza con i tuoi allievi?

R: Quando chiedo ai pescatori che pescano da soli: “ma non hai paura, sai che è un azzardo pescare soli?”, la risposta è quasi sempre la seguente: “Ma è una vita che pesco da solo e poi non vado fondo”, come se queste due cose, esperienza e poca profondità, bastassero per essere sicuri. Non è così. Mai da soli in acqua. Non c’è scusa o situazione che tenga. Sicuramente un pescatore alle prime armi ma che è forte in profondità deve stare ancora più attento, con la profondità aumentano anche i rischi. Dovrebbe fare molta attenzione ai recuperi, alla lunghezza e alla quantità degli aspetti che fa sul fondo e avere un assistente di superficie o un altro pescatore che aspetta che lui riesca prima di immergersi e viceversa, se poi c’è anche un bravo barcaiolo, meglio ancora!
Io sono istruttrice Apnea Academy, il cui motto è un’apnea divertente, sicura e consapevole. Se manca la sicurezza, manca tutto il resto. Questo tema è il centro attorno al quale ruota tutta la didattica. Il rapporto in mare sul cavo consentito da AA tra istruttore e allievo è di uno a due. Ogni tuffo, ogni prova in mare o in piscina si fonda sul sistema di coppia, uno scende e l’altro assiste in superficie e va incontro all’altro per risalire insieme negli ultimi metri, con l’istruttore che controlla e segue il tutto. Andare soli in acqua è follia pura e cerco di far entrare il concetto in testa ai miei allievi, non perché voglio essere pesante o pessimista, ma perché vorrei che diventassero apneisti maturi, responsabili e non mine vaganti. Inoltre negli anni si è capito che anche l’apneista più forte, in caso di emergenza rischia di andare in tilt e non riuscire neanche ad andare a pochi metri a cercare il compagno in difficoltà, per cui per sicurezza io porto sempre con me sul gommone o sagolato alla boa un bombolino con un erogatore che, in caso di problemi, rende l’eventuale soccorso molto più rapido ed efficace. Io lo consiglio vivamente a tutti, anche pescatori, è piccolo, pesa poco e può risolvere dei bei problemi.

D: Considerando che come batimetriche per stare in totale sicurezza non scendo al di sotto dei 28/30m a “pesca in apnea” ma quando mi alleno (e preferisco sempre in mare) scendo anche intorno ai 40 metri non arrivando mai all’ipercapnia, e sempre con l’ausilio di un amico sommozzatore e assistenze sulla barca. Considerando che non ho fatto mai un corso d’apnea (questo per mancanza di tempo ma a breve sarà fatto), e seguendo una dieta molto equilibrata per mia natura, ci sono alimenti che possono aiutare ad aumentare la sicurezza stessa?

R: Frequentare un corso è sempre utile, anche per i veterani, la didattica che consiglio è Apnea Academy, costantemente aggiornata e che ruota completamente intorno alla sicurezza. Mi chiedevi dell’alimentazione: tu hai parlato di dieta equilibrata e quella è la base per tutte le attività sportive per cui anche in apnea. Non parlerei di cibi più o meno sicuri però certamente nutrirsi correttamente, non strafogarsi prima di una giornata in mare ma neanche andare digiuni, portarsi qualche biscotto o qualche fetta biscottata se si passano tante ore in acqua è una buona abitudine. Mentre si può parlare di sicurezza e idratazione: bere bere bere tanta acqua prima, durante (se si sta parecchio tempo in mare) e dopo. Essere idratati è la prima regola per immergersi (non significa gonfiarsi come cammelli 1 ora prima di tuffarsi però!! Deve essere un’idratazione costante). Spero di essere stata chiara!

pescasubapnea : Ilaria Molinari A.A.

D: Hai mai avuto incidenti spiacevoli (sia di natura fisica che tecnica) in acqua? Se si, come hai reagito e sei andata avanti?

R: Il detto: non è pericolosa l’apnea ma è pericoloso chi la fa, per me è verissimo. Circa 12 anni fa durante le prime 2 settimane di allenamento in apnea della mia vita, i miei primi tuffi sul cavo, sono andata in blackout 2 volte, sono svenuta a pochissimi metri dalla superficie, dopo tuffi ridicoli rispetto a quello che poi ho fatto in seguito. La prima volta ho avuto la brillante idea di fare un massimale dopo 2 ore di tuffi tra i 25 e i 30 (purtroppo chi era con me e molto più esperto di me non mi ha detto che non era la cosa giusta da fare), la seconda è arrivata, dopo neanche 10 giorni perché dal massimale di 36 al quale ero arrivata, ho fatto un tuffo a 46 metri (quindi un incremento di 10 metri da un giorno all’altro) e ho “pensato bene” di guardare il profondimetro, a quel punto ho continuato a fare tutti gli errori possibili: agitarmi e cominciare a pinneggiare alla velocità della luce.
Era il 2001, e da allora non ho mai più preso una sincope in vita mia (e faccio le corna in questo momento), nonostante sia arrivata a 70 metri di profondità negli anni successivi e, ovviamente, mai senza assistente di superficie. Questi 2 incidenti sono avvenuti per inesperienza e mi sono serviti da lezione ma possono capitare per altri motivi anche quando si è più esperti. Se non avessi avuto qualcuno in superficie, non sarei qui a scrivere ora. NON ANDATE MAI IN ACQUA SOLI, senza qualcuno che vi attende in superficie. Anche se siete esperti e fortissimi, l’incidente può capitare, pescate con un fucile in due, inventatevi qualcosa ma non da soli, non vale la pena rimanerci per un pesce o per un tuffo.
Incidente tecnico, ne ho avuto uno, il barcaiolo ha accompagnato me e una mia amica ad allenarci e lui è andato a pesca in un altro punto, quando è tornato non ci vedeva più, nonostante la nostra boa segnasub, i nostri richiami; il mare si era agitato parecchio ed era il tramonto, per fortuna eravamo allenate e dopo aver pinneggiato per 4 ore al buio siamo tornate a terra da sole. Da allora, se non sto a max 50 metri dalla riva io non mi tuffo senza un gommone e un barcaiolo che mi aspettano in superficie.

D: Che allenamento segui per l’apnea quando devi preparare un record? E allenamenti fuori dall’acqua?

R: In periodi ‘normali’ mi organizzo così: da settembre a gennaio nuoto, corro, senza apnea (a parte le uscite in mare fino a dicembre circa), poi inserisco gli esercizi in apnea sia nel nuoto che nella corsa e poi lentamente arrivo a fare quasi solo tabelle di dinamica, mantenendo sempre 1 o 2 allenamenti settimanali di nuoto o corsa, leggeri. Poi da aprile circa inserisco anche gli allenamenti in mare. Yoga cerco di farlo sempre, soprattutto pranayama, la base del rilassamento e della respirazione corretta.

pescasubapnea : ilaria molinari

D: Che atteggiamento, che tipo di percorso mentale e spirituale (se questo e’ presente) impieghi per trovare il giusto equilibrio psicofisico prima e durante un’apnea?

R: Prima dell’apnea, dando per scontato che mi ventilo con respiri lenti e profondi, assolutamente SENZA iperventilare, la tecnica di rilassamento che preferisco è la visualizzazione: immagino il tuffo, le paure o i pensieri negativi che mi possono venire in mente, immagino che li lascio scorrere come la pellicola di un film, senza soffermarmi troppo. Il nostro cervello consuma il doppio quando pensa negativo! Durante il tuffo cerco di parlarmi, di incitarmi e tranquillizzarmi, non penso moltissimo, i pensieri li lascio a terra, quando metto piede in acqua o sul gommone, da quel momento io sono già laggiù, nell’altro mondo liquido.

D: A parte la preparazione di una discesa in tutta sicurezza, volevo sapere se usando il monopinna si ha beneficio durante la discesa e risalita nel senso che lo spreco di ossigeno nel sangue è minore o superiore a una discesa con le pinne?

R: Principalmente la sicurezza te la dà la preparazione fisica e mentale, l’aggiornarsi sulle nuove tecniche di respirazione e rilassamento, il rispetto dei tempi di recupero in superficie e SOPRATTUTTO la presenza di un assistente in superficie.
La monopinna è un attrezzo favoloso e divertentissimo, però bisogna imparare ad usarlo, con un corso di nuoto pinnato, di monopinna per l’apnea o con un esperto, perché altrimenti vai giù lo stesso ma magari ti fai male alla schiena o alle ginocchia. I tempi di discesa e risalita rispetto alle pinne sono nettamente inferiori, io in circa 2′ con la mono faccio 70 m e con le due pinne nello stesso tempo ne faccio 52, 53 di metri…Non a caso nel profondismo, ma anche nelle gare in piscina, pochi usano le due pinne (nelle gare di alto livello, nessuno…). La monopinna ti fa sentire un delfino, però ti impegna anche dalla punta delle dita delle mani fino ai piedi, usi ogni singolo muscolo possibile!! Con le pinne il gesto è molto più rilassato, puoi stare completamente sciolto con il busto, la schiena e le braccia. Tutti e due hanno fascino, se vuoi la performance vince la monopinna però!

pescasubapnea : ilaria molinari a.a.

D: Hai altri aneddoti da raccontare?

R: Una volta a Roatan, durante un’immersione in apnea tra gli squali grigi, uno squalo mi è venuto addosso, lì per lì ho capito che era successo qualcosa ma non bene cosa e ho continuato a fare i tuffi con loro. Poi ho rivisto il video di quel momento e sono rimasta a bocca aperta (si vede bene in un mio video che è su u tube: Ilaria Molinari, apnea freediving). L’errore è stato mio: poca zavorra in cintura e quindi dovevo aumentare la velocità per rimanere giù, muta nera e mani bianche che spuntavano fuori come invitanti pesci e, tocco finale, bracciale d’argento al polso (che poi è dove lo squalo mi punta).
Sempre a Siracusa, lo stesso anno, la FIPSAS aveva avuto la brillante idea di imporre alle gare di costante la profondità massima dei 65 metri. Io il giorno della gara feci quella profondità (era record italiano) e poiché in quelle gare non usavano il testimone di profondità ma i giudici controllavano il profondimetro di gara, il mio assistente di fondo, il mitico Ninni, una volta arrivata a 65 mi prese il polso e me lo tenne stretto per qualche secondo, l’ho guardato con gli occhi sgranati per un tempo che sembrava interminabile, iniziavo a meditare se dargli un pugno o cosa fare perché mi lasciasse andare, e invece mollò la presa e io finalmente iniziai la risalita…una volta riemerso mi spiegò che voleva essere sicuro che il profondimetro di gara registrasse la profondità esatta!!!
Durante una gara in assetto costante a Capri, inizio la discesa, arrivo sul piattello, giro e dopo qualche pinneggiata mi vedo Davidino (Carrera) che senza farsi vedere era sceso giù per farmi compagnia, abbiamo fatto una trentina di metri insieme poi, prima che lo potessero avvistare dalla superficie, mi ha salutato e si è allontanato, è stato troppo bello, come se avessi incontrato un animale marino durante il tuffo!
Nel 2005 a Siracusa (dove mi allenavo con la mia squadra di assistenza e con Nuccio di Dato, il mio allenatore, ex assistente di fondo di Maiorca) ho incrociato sul molo Enzo Maiorca, appena uscito dall’immersione, il torace muscoloso nonostante l’età, il viso abbronzatissimo e rugoso di sole e mare e quegli occhi dell’azzurro vivo più intenso che ci sia, ha salutato il nostro gruppetto con la sua inconfondibile voce e solarità, ci siamo presentati e ci ha raccontato uno dei suoi splendidi aneddoti sul mare. È stato indescrivibile, conoscerlo nella sua città, nel suo porto, appena uscito dall’acqua: un privilegio enorme.

D: Ti senti di dare qualche consiglio a chi vuole iniziare questa stupenda disciplina nel mondo acquatico?

R: Io consiglio l’apnea a tutti perché è bellissima sia dal punto di vista delle sensazioni fisiche che mentali, permette di entrare in un mondo che altrimenti non si conoscerebbe mai, però lo si deve fare preparati e con molta testa, per cui frequentando prima un corso Apnea Academy (che è la didattica tra le più aggiornate), imparando soprattutto a respirare correttamente, a compensare, a conoscere tutti gli aspetti dell’apnea per poterla vivere a pieno, bene e in tranquillità.

Si Ringrazia:
Stefano Colacchi per le foto. MNL Mediterraneo Non Limits – http://www.mediterraneonolimits.com/

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Claudio Basili

4 commenti

  1. salvatore
    salvatore 02/07/2013

    Complimenti per l’articolo l’ho trovato molto interessante, sono un pescasub da tanti anni e con questo articolo mi é venuta voglia di fare un corso di apnea.
    Grazie claudio e buon lavoro

  2. admin
    admin 02/07/2013

    Ti ringrazio salvatore per aver letto ed apprezzato l’intervista.
    Ciao
    Claudio

  3. Gualtiero Ronca
    Gualtiero Ronca 19/09/2013

    Buon giorno Claudio,
    ti chiedo, gentilmente, la tua autorizzazione a postare la seguente intervista di Ilaria molinari nella mia bacheca in fb.
    Ti ringrazio fin da ora…

  4. admin
    admin 19/09/2013

    Certo nessun problema puoi linkare l’articolo direttamente.

    Ciao

    Claudio

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