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Pesca in Apnea : Intervista a Marco Bonfanti

Intervista a Marco Bonfanti – (Claudio Basili)

pescasubapnea : Renzo Mazzarri con Marco BonfantiPrima di passare alle domande, voglio ringraziare Marco Bonfanti, patron della C4 Carbon, per aver accettato questa intervista, a mio modo di vedere, molto interessante. Marco inizialmente realizzava telai in fibra di carbonio per biciclette, poi la passione per la pesca subacquea l’ha portato a creare molti prodotti per questo sport diventando un punto di riferimento a livello mondiale.

D: Ciao Marco, iniziamo con le presentazioni. Per chi conosce solo l’azienda C4, chi è Marco Bonfanti?

R: Marco Bonfanti è nato a Lecco 57 anni fa… E’ un appassionato della tecnica meccanica in ogni suo aspetto. Progettare, cosa che fa da 40 anni ed è una delle cose che più gli piacciono, probabilmente quella che gli dà le migliori soddisfazioni. A 17 anni ha costruito la sua prima motocicletta… Cosa di cui và molto fiero.

D: Come e a quanti anni hai scoperto la pesca subacquea?

R: Molto tardi, a 27 anni e grazie a mia moglie. Mi regalò un Medisten, un paio di pinne Rondine in gomma nera, una maschera, lo snorkel ed il pallone, solo per darmi “qualcosa da fare durante le ferie” dice lei, ma credo che volesse liberare l’ombrellone sulla spiaggia dalla mia sbuffante ed ingombrante presenza…Nessuno poteva immaginare che questo suo regalo si sarebbe poi trasformato, con tantissimo lavoro, in un’attività di successo.

pescasubapnea : Marco Bonfanti pescasub

D: Ci puoi dire che pescatore sei e dove peschi?

R: Non sono un “tipo di pescatore”, ho pochissime occasioni per pescare durante l’anno e non uso una specifica tecnica di pesca, mi piace moltissimo improvvisare, compatibilmente con le mie capacità e possibilità del momento. Vivere a 250 km dal mare più vicino non aiuta ad avere grandi prestazioni in acqua ed il lavoro che faccio mi lascia veramente pochissimo tempo per altri allenamenti. Ho però un buon istinto di caccia col quale supplisco.

D: Dove preferisci pescare nel lago oppure a nel mare?

R: Non c’è una preferenza particolare tra mare e lago, m’appassiona la scoperta, il vivere questo particolare mondo subacqueo. La pescasub è l’ultimo Gondwana, l’ultima avventura accessibile facilmente all’uomo moderno, in questo sta il suo fascino. Le acque calde e limpide sono più piacevoli perchè ampliano le possibilità della scoperta che è l’essenza dell’avventura. Questo vale per me e per tutti.

D: La cattura che ti ha emozionato di piu’?

R: L’emozione non stà nella cattura, stà nel provarci, nel vivere l’avventura. Questo dà emozione al di là del risultato. Certo prendere un bel pesce è una soddisfazione, ma non è tutto. In una cattura provo più soddisfazione che emozione. Il pesce più bello dello scorso anno un luccio di 6 kg, in mare purtroppo ho scelto per le vacanze un luogo dove i pesci erano andati in montagna a sciare.

pescasubapnea : Luccio di 6 kg

D: Sei stato uno dei primi in Italia a fare pinne in carbonio, dopo qualche anno hai realizzato i fucili in monoscocca, com’ è nata questa idea?

R: Quello che scrivi non è esatto… Risulta che sia stato il primo al mondo a fare le pinne in carbonio quindi ovviamente ampiamente primo anche in Italia.
Le feci per Umberto Pellizzari, che ringrazierò sempre per la fantastica avventura che è stata partecipare, sia pur in modo accessorio, ai suoi eccezionali risultati agonistici di cui ha tutto il vero merito.
Al tempo, siamo nel 1990, l”idea di usare il carbonio per le pinne fù semplicemente razionale, analizzato come funzionavano, l’uso del carbonio fù una semplice conseguenza. Serviva un materiale leggero e dalla eccellente risposta elastica, il composito di carbonio è ideale per questo scopo. Non esiste nulla di più adatto e non si vede all’orizzonte nulla di migliorativo, nanomateriali a parte, oggi di fatto improponibili per questo uso, sia per costi che per reperibilità.
Quando nel marzo del 2000 all’Eudi presentai il fucile Monoscocca, i fucili in legno, nella loro forma attuale, non esistevano sul mercato. C’era solo la Totem che lì esponeva una serie di fucili in tre pezzi, con impugnature e testate prese in prestito dalla produzione commerciale. Solo il fusto di collegamento era in legno. Fare il Monoscocca con i suoi contenuti concettuali, dalla realizzazione in un unico pezzo al meccanismo arretrato, agli elastici in linea con l’asta, all’esasperata riduzione della sagoma del fusto ed ingrossamento iniziale, ai pesi arretrati, ha aperto un mondo a tutti, al di là del semplice utilizzo del materiale di per sé abbastanza banale, almeno nella mia ottica. Questo non significa che ho inventato i fucili, ci mancherebbe, solo che all’epoca proposi soluzioni al momento tanto avversate e che ora sono patrimonio di tutti.

D: Non c’e’ ombra di dubbio che i tuoi progetti sulle pinne e sui fucili hanno rivoluzionato il mercato portando alcune aziende ad intraprendere strade simili, cosa ne pensi?

R: Con alcune aziende ho un rapporto di grande rispetto reciproco, con alcuni titolari ho ottimi rapporti personali. Altre invece, spesso nuove piccolissime entità che tentano d’affacciarsi alla ribalta, ci muovono delle vere e proprie guerre comunicative di tale stupidità, che lascia interdetti. E’ una cosa che non ha solo confini nazionali, succede un po’ ovunque nel mondo. Sono guerre di comunicazione attivate prevalentemente col web, senza i presupposti minimi di riuscita e destinate col tempo a ritorcersi contro chi le attivi. Si và dall’attribuirci cose che non abbiamo mai sostenuto o affermato dandole per certe, allo stordire gli interlocutori con una massa d’argomenti solo citati, mai approfonditi e sempre fuori tema, alla denigrazione pura e semplice. Capisco che la fame è una brutta bestia, ma uno sereno di mente dovrebbe rendersi conto che se lavora nel garage di casa o per anni ha lavorato in evasione totale o se propone un prodotto che altro non è che l’ennesima copia dei concetti tecnici espressi da altri con anni e anni d’anticipo, prima che possa essere realmente alternativo a chi è consolidato da decenni, d’acqua sotto i ponti ne deve scorrere….acqua, non chiacchiere. Sarebbe più intelligente rivedere la propria comunicazione e le proprie prospettive…comunque la storia ha dimostrato che alla fine questi soggetti restano inevitabilmente confinati in orizzonti irrisori o addirittura soccombono. Il mercato non fa sconti a nessuno.

pescasubapnea : ufficio azienda C4 Carbon

D: Da qualche anno alcune aziende realizzano fucili arbalete roller, cosa ne pensi?

R: Nel rispetto degli altri penso che ognuno è libero di fare come crede e di fucili “tipo roller” c’è un’offerta vasta e variegata. Classicamente il roller, inteso come sistema che faccia ruotare dell’elastico attraverso delle pulegge, è un sistema che non mi piace, ha troppe dispersioni d’energia, lo dico da anni. Il fucile resta un sistema ad accumulo d’energia che rende su comando quando si tira il grilletto. Nel rilascio dell’energia accumulata i roller “classici” ne assorbono troppa e perciò non sono tra i miei interessi, come scelta progettuale la scarto a priori. Diversamente da questi, altri sistemi che non prevedano l’elastico in avvolgimento coatto su pulegge, risultano meccanicamente più efficienti e quindi potenzialmente interessanti. A mio avviso, oggi manca comunque un layout congruo….e qui mi fermo.

D: Si vedono sui forum alcuni tuoi fucili modificati roller, hai intenzione in futuro di realizzarli?

R: No, proprio no. Non ci penso minimamente, non c’è ragione di modificare gli esistenti snaturandone a quel modo il progetto e di conseguenza le sue finalità. Ciò che cerco di mettere in un nostro fucile è l’efficienza che non è affatto sinonimo di potenza. Confondere scambiandole le due cose, scambiare la causa con l’effetto e viceversa, lo ritengo un grave errore progettuale e lo lascio volentieri ad altri. In altre parole il fucile migliore non è quello che spara più lontano, ma quello che consente la migliore interazione tra uomo e proiettile, l’asta nel nostro caso. Questo a prescindere dall’asta, dal suo peso, lunghezza, materiale del fucile, sue dimensioni e sistema propulsivo. La prima domanda che uno deve porsi è: “A che distanza sono i pesci che voglio insidiare ?“… la seconda domanda è: “Quanto sono grossi questi pesci?”… la terza: “Che asta mi serve per raggiungere gli obbiettivi dei punti uno e due ?”… la quarta: “Quale è il fucile che mi consente con la massima interazione e facilità il raggiungimento di ciò che ho risposto alle precedenti tre domande ?”.
Così si determina un fucile efficiente ed adatto alle nostre esigenze. In fase progettuale mi comporto al medesimo modo: identifico le esigenze e cerco la soluzione più efficace per raggiungerle che non necessariamente deve essere quella che hanno scelto altri o al contrario diversa a tutti i costi. Scelgo la più efficacie, secondo il mio pensiero ovviamente.

D: Non hai risposto alla seconda parte della domanda… in futuro?

R: Per produrre un fucile come i nostri serve grande impegno, sia in tempo che di danaro. Il tempo che trascorre dal momento dalla decisione di fare un nuovo fucile a quando esso è disponibile sul mercato è per noi di circa 2 anni. I nostri stampi sono in metallo, non sono economici stampi in resina con la conseguente ricaduta sulla qualità del prodotto ed essi sono costosi e complessi da realizzarsi. E’ quindi necessario che poi il prodotto sia vendibile in numeri che giustifichino l’investimento globale, niente di nuovo. Un nuovo prodotto deve inevitabilmente fare i conti con questo.
Oggi C4 esporta circa il 70% della produzione con tendenza all’aumento. L’estero è quindi nettamente il nostro primo mercato ed ogni nuovo prodotto deve essere adatto a questa situazione commerciale.

D: Scusami se insisto ma non hai risposto

R: Ho risposto metà, accontentati 🙂

pescasubapnea : Marco Bonfanti con gli amici Mazzarri e Molteni

D: Guardando nel tuo sito troviamo il marchio Skorpio, ci puoi dire che differenza c’e’ con i prodotti C4?

R: Skorpio è il nostro marchio deputato a fare prodotti correnti, quelli che si chiamano in gergo “il controtipo”. Tu lo hai ? Lo ho anch’io e con una formula commerciale con prezzo e distribuzione in negozio altamente competitiva, evasione a parte. Anche dal punto di vista dei contenuti Skorpio si difende bene con il carbonio T700 + T300. Al riguardo ci sono continue ed assurde polemiche relativamente al tipo di fibra, è meglio questo o è meglio quello. La cosa è stranissima perchè le tabelle tecniche del produttore la fibra non mi sembra lascino tante illusioni, non c’è discussione. http://www.toraycfa.com/pdfs/T300JDataSheet.pdf
http://www.toraycfa.com/pdfs/T700SDataSheet.pdf
Nello specifico tutti i valori caratteristici della fibra non variano al variare del numero di K, essi sono indipendenti da questo aspetto. Il numero di k basso può avere utilità, ma dipende dalle applicazioni specifiche, in caso di strutture che abbiano come scopo l’essere leggerissime e rigidissime perchè consente la realizzazione di tessuti più leggeri, di minore grammatura. Non è il caso delle pinne che devono essere flessibili e resistenti, non rigidissime e leggerissime non è questa la ragione per cui sono fatte in carbonio. Per fare un paragone meglio comprensibile a tutti è come se si avessero dei fili metallici da 1 mm, del tondino da 20 mm e del tondo da 100 mm, tutti realizzati con la medesima lega metallica, lo stesso identico materiale. Non è corretto chiedersi quale delle tre versioni sia meglio, anzi è un po’ stupido farlo, è corretto chiedersi quale di queste versioni sia la migliore per l’uso che vogliamo farne. Questo è corretto, non il confronto in assoluto che non può esistere se si tratta del medesimo, identico materiale. Comunque il mondo è bello perchè vario ed anche gli impreparati possono dire la loro…ed essere smentiti dalla teoria e dai fatti.

D: In rete ultimamente si trovano molti tipi di pinne in carbonio, a volte anche senza marca e di dubbia provenienza. Chi non conosce il materiale si fa attrarre dal prezzo. Cosa consigli per un acquisto sicuro visto che c’e’ in ballo la sicurezza?

R: Se uno è convinto che sia solo il materiale la discriminante tra una pala ed un’altra, acquisti quello che vuole a suo rischio ovviamente. Il produttore sconosciuto non è tale per caso….se è sconosciuto qualcosa vuol dire. Dato che come sottolinei le pinne sono parte attiva della sicurezza in acqua, un minimo di prudenza è necessaria. Cercare d’informarsi bene prima di procedere all’acquisto non costa molto e potrebbe poi valere moltissimo. Resta il fatto che il materiale è solo una parte del prodotto e non “il” prodotto. L’ho scritto anche in una nostra pubblicità:  “non sono i materiali a fare tali le migliori auto del pianeta”  un’ovvietà ma talvolta sembra che i pescasub approccino le attrezzature come fossero patate , tutto uguale, tanto al kg. Questo è un lavoro che non mi interessa, lo lascio ad altri.

pescasubapnea : Marco Bonfanti con un luccio

D: Parlando sempre di sicurezza, come è possibile definirla?

R: E’ un problema di grandissime dimensioni, riguarda tutto ciò che l’uomo produce. Nel nostro specifico si possono fare test più o meno probanti, ma relativamente alle attrezzature sportive l’esperienza insegna che un tale prodotto può essere definito affidabile se in un anno ne hai venduti almeno 2.000 ( duemila ) e se essi “girano” in mano agli utilizzatori da almeno tre anni senza un significativo numero di problemi.
Questo non significa che sono i clienti fare i test, significa che i test che hai fatto e superato prima della produzione sono corretti per l’uso dei clienti. Una volta, sette o otto anni addietro, lessi su una rivista di un nuovo produttore di pinne in carbonio che ne magnificava la sicurezza dicendo che ne avevano testate a mare ben 15 paia senza problema alcuno…. divertente 🙂

Voglio farti qualche domanda più personale visto che ti conosco meglio:

D: Cosa ne pensi della sicurezza nella pesca subacquea e se hai avuto delle brutte esperienze?

R: Brutte esperienze personali no, sono molto prudente, pensa che esco dall’acqua ed ho almeno 15 sec di apnea residua… ormai è un vero condizionamento, non riesco a forzare nemmeno volendo.
Anni fa in piscina a Bergamo ho acchiappato al volo una persona che stava facendo vasche in apnea con me ed altri in allenamento. E’ arrivato al bordo vasca, io ero lì in fianco, e poi è svenuto andando sotto. L’ho recuperato al volo per i capelli con anche l’aiuto degli altri. Un paio di ceffoni ed era sveglio senza ricordare nulla. Per me và bene così, non desidero proprio altre esperienze dirette.

D: Da amministratore di un forum non potevo farti questa domanda, una risposta non condizionata dall’ amicizia e sincera, cosa ne pensi del forum Pesca Sub & Apnea e di come è strutturato?

R: Se cambiasse l’amministratore sarebbe perfetto… dai, non ti è piaciuta? Scherzavo ovviamente. 🙂 Gestire il forum è oggi meno difficile che in passato, la gente s’è abituata a non avere e volere sempre ragione, cosa che è un’assurdo di suo. Oggi l’ambiente è più gradevole ed il tuo forum è certamente il più poliedrico, nel bene e nel male e questo è un grande valore.

D: Mi piacerebbe venirti a trovare per vedere la lavorazione dei tuoi prodotti.

R: Scordatelo… 🙂

pescasubapnea : Renzo Mazzarri e Marco Bonfanti

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Claudio Basili

4 commenti

  1. Roberto
    Roberto 20/03/2013

    Complimenti Claudio bella intervista.
    grazie

  2. admin
    admin 26/03/2013

    Ti ringrazio Roberto per aver letto l’articolo
    Ciao
    Claudio

  3. Fabrizio_Wetzlar
    Fabrizio_Wetzlar 21/12/2015

    Una bella, completa ed interessante intervista!
    Complimenti Claudio e grazie!

  4. admin
    admin 21/12/2015

    Grazie a te per averla letta
    Ciao
    Claudio

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