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Test Pinne in carbonio GFT

Test del Forum – Pinne in carbonio GFT

pescasubapnea : pinne carbonio GFT

Preso dalla curiosità di queste pale, ho contattato la ditta GFT tramite e-mail per avere informazioni maggiori sul prodotto e per capire di cosa si trattava. Oltre a rispondermi con rapidità e gentilezza, uno dei due titolari, Tony, mi ha chiesto se volessi provare il prodotto per poi comunicargli le mie impressioni, visto la mia esperienza con altri tipi e modelli di pinne. Dopo aver mandato alcuni miei dati personali, Tony mi ha spedito in un pacco le pale protette da molti strati di multi-ball e comunicandomi su un foglio che potevo montarle su una qualsiasi scarpetta standard. Appena aperto il pacco mi ha colpito l’accuratezza della lavorazione, anche se artigianale, con delle ottime rifiniture senza alcun tipo di adesivo applicato. La scritta GFT è ricavata credo in autoclave utilizzando uno stampo direttamente sullo strato del carbonio.

Le pale non hanno nessun foro di ancoraggio nei pressi della scarpetta e si incastrano soltanto con i parabordi laterali che a sua volta fungono come canalizzatori di flusso per aumentare la spinta ed eliminare completamente il derapamento laterale che può avvenire se non effettuiamo una pinneggiata corretta.

pescasubapnea : pinne carbonio GFT

Particolare dei parabordi

pescasubapnea : pinne carbonio GFT

Particolare della trama del carbonio

Caratteristiche delle pale:
modello “pesca” GFT cm 80×19
durezza media
lavorano su flessione parabolica
CANALIZZATORI DI FLUSSO GFT
alette da mm 15 per lato

 

 

Le prime prove che ho effettuato a secco sono le classiche, (torsione e flessione) ed ho notato che risponde molto bene, la flessione è parabolica con un ritorno molto secco e completo.
Il modello che ho io non è morbidissimo e ho dovuto applicare una discreta forza per far avvicinare le due estremità.

pescasubapnea : pinne carbonio GFT

Ho montato le pale su vecchie scarpette Omer, molto simili alle Sporasub, con longheroni classici. La cosa è risultata molto semplice, i parabordi hanno dei piccoli bordini “ T ” che vanno ad incastrarsi perfettamente all’interno dei longheroni senza l’utilizzo di silicone e colle varie.

pescasubapnea : pinne carbonio GFT   pescasubapnea : pinne carbonio GFT

Per facilitare l’operazione si può bagnare il bordino o l’interno del longherone della scarpetta, con un po’ di acqua e sapone così siamo sicuri al 100% del corretto montaggio.

pescasubapnea : pinne carbonio GFT

pescasubapnea : pinne carbonio GFT

Nelle foto si può notare che le pale non hanno bisogno di viti inox ( i bordini GFT garantiscono un ancoraggio sicuro) per il fissaggio e quindi è scongiurata qualsiasi indebolimento, causato dai fori, in quella zona.
Vista la mia ignoranza sui compositi e sul tipo di costruzione, ho approfittato della gentilezza di Tony ed ho fatto alcune domande (tipo intervista) per avere un’idea su cosa sto provando e condividerla con tutti riassumendo le e-mail che ci siamo scambiati.

GFT nasce dal connubio di due “giovani” che lavorando in un’azienda aerospaziale hanno acquisito conoscenza ed esperienza decennale nella lavorazione del composito, tanto da arrivare a chiedersi cosa sarebbe successo se si fossero utilizzati gli stessi rigidi processi e materiali utilizzati per costruire parti strutturali (critical part) di aerei, per realizzare particolari meno critici. Qui entra in gioco la passione per il mare..

Si comincia con una serie di test per comprendere quali reali caratteristiche sono necessarie per realizzare pale in carbonio; iniziamo a guardarci intorno, concludiamo che bisogna realizzare una pala robusta che deve sopportare sforzi e sollecitazioni, ma non pesanti e rigide, con un rapporto deformazione / reazione / elasticità ottimale che permettano un utilizzo prolungato, con ottime prestazioni di spinta e controllo del movimento.

Dopo aver valutato una serie di ‘teorie’ (che per definizione sono: un’idea nata in base ad una qualche ipotesi, congettura, speculazione o supposizione, anche astratte rispetto alla realtà), abbiamo preferito intraprendere la strada della pratica.

Realizziamo la nostra pala in carbonio, facciamo provare a persone più o meno esperte, più o meno critici, ma assolutamente non di parte, nessuno che potesse avere tornaconti personali nel parlare bene di questo prodotto, ascoltando e valutando consigli, modifiche aggiustamenti e quantaltro fino ad entusiasmarli.

Utilizziamo tessuti e fibre che sono pre-impregnati dal fabbricante con una resina pre-catalizzata dato che le fibre, per essere efficaci, hanno bisogno di essere completamente impregnate. In generale, poiché le caratteristiche meccaniche delle fibre sono maggiori di quelle delle resine, più alto è il volume delle fibre maggiori saranno le proprietà meccaniche dei materiali ottenuti. Il rapporto fibra/resina deriva principalmente dal processo di fabbricazione usato per combinare la resina alla fibra, questo e’ influenzato dal tipo di resina utilizzato e dal modo in cui le fibre sono incorporate.

Inoltre il processo di produzione impiegato per combinare le resine alle fibre porta ad un numero variabile di imperfezioni e d’inclusioni d’aria. Utilizzando il tipico processo ‘lay-up’ dell’industria navale il rapporto fibra/resina è all’incirca del 30-40%. Con i procedimenti più sofisticati e più precisi dell’industria aerospaziale il rapporto fibra/resina raggiunge il 70%.

La resina è solitamente quasi solida a temperatura ambiente e così i materiali preimpregnati (prepreg) sono appiccicosi come un adesivo. I ‘prepegs’ vengono stesi a mano sulla superficie di uno stampo, sottoposti a ‘vacuum bag’, e riscaldati a temperature di 150-180° sotto pressione.

Per la lavorazione del prepreg sono necessari strumenti di lavoro e controllo, conoscenza specifica delle fasi di preparazione, laminazione, polimerizzazione nonché di conservazione del materiale perchè il catalizzatore latente a temperatura ambiente permette ai materiali solo alcune settimane di vita una volta scongelati ‘end life’, aspetti tecnici determinanti per la lavorazione del prepreg.

Dopo aver determinato come fare queste pale e con quale materiale GFT ha scelto di produrre pale in tre misure, e tre durezze: bassofondo cm 65×19, pesca cm 80×19, apnea pura cm 90×19 tutte nelle durezze soft, media e hard, ognuna adatte al suo scopo, e capaci di superare i limiti già esistenti, amplificando le prestazioni che un’altra pala potrebbe dare.

Le differenze sono palesi, sensazione di robustezza con più leggerezza, più spinta, maggiore reazione, percezione di un salto evolutivo dell’esecuzione.

Le pale “Bassofondo” estremamente maneggevoli e leggere ma con una reazione elastica e precisione di movimento senza eguali nella sua categoria, adatte per fondali non oltre 15 mt.

Le pale “pesca” sono il giusto compromesso “dimensione-prestazione” per affrontare anche i fondali più estremi con facilità di movimento riuscendo a sfruttare a pieno tutte le caratteristiche che necessitano, ”spinta-flessione-reazione-torsione-stacco dal fondo.

Le pale “apnea pura” nate per esaltare le nostre capacità, sicuramente poco gestibili negli spostamenti, ma dalla reazione, propulsione e leggerezza che fanno sì durante l’apnea, sfruttando le proprie capacità, si riescono ad ottenere migliori performance.

Dopo questa spiegazione, in alcuni punti molto tecnica, passiamo alla prova in mare e cercherò di descrivere la mia personale sensazione.

Prove in Mare

Ho provato queste pinne (per 15 gg.) nel Lazio su un fondale medio-basso con fenomeni atmosferici diversi, sia con mare calmo che con corrente e schiuma. Il tutto partendo da terra, senza nessuna barca d’appoggio, quindi in continuo movimento.

Abituato con pale leggermente più corte ho notato alla prima capovolta una sensazione diversa, quel qualcosa in più mi ha fatto sentire strano. Questa sensazione è praticamente scomparsa alla successiva immersione e le cose sono tornate normali. In acqua bassa ed in superficie le ho sentite un po’ dure rispetto alle pinne che uso normalmente da terra (Omer ICE) ma dopo una decina di minuti mi sono adeguato. La spinta in superficie e’ buona e potente e con forte corrente riuscivo senza sforzi particolari, a spostarmi velocemente.

Certo non sono pale da struscia-panza (sono nate per altro almeno questo modello) però con un po’ di esperienza ed acquaticità si possono utilizzare ugualmente con ottimi risultati.

Poi mi sono spostato su una zona più profonda (circa 15 metri) per apprezzare meglio il loro comportamento con più spazio disponibile. Ho notato subito che la pala in verticale lavora in modo migliore rispetto alla superficie, la spinta è decisa e silenziosa, il perfetto accoppiamento della pala/scarpetta non provoca rumori strani. Arrivato sul fondo ho provato a spostarmi con un agguato tra gli scogli e le pale rispondono alle varie correzioni senza nessuna fatica, sono leggere e manovrabili nonostante i canalizzatori.
Successivamente sono passato alla risalita ed ho notato un ottimo stacco dal fondo nonostante la piombatura tarata per il bassofondo. Con poche falcate ampie e decise sono risalito in pochi secondi in superficie.

Le pale non si urtano una con l’altra e la pinneggiata risulta lineare e potente nello stesso tempo, si sente effettivamente la potenza del carbonio che è superiore al tecnopolimero.

Alla fine della pescata, circa 5 ore, sono rientrato senza accusare nessuna stanchezza alle gambe contrastando una discreta corrente in superficie.

Le successive pescate sono andate ancora meglio, ormai sapevo il loro comportamento in acqua affinando sempre più il movimento.

Questo modello da me provato è nato per pescate più profonde (confermato poi da Tony) e non per una pesca in acqua bassa, (purtroppo da noi bisogna allontanarsi parecchio per trovare fondale) ad ogni modo sono rimasto soddisfatto. Spero di provarle nuovamente in un periodo migliore, magari in Sardegna questa estate, dove posso cimentarmi in fondali più belli ed impegnativi.
Non le ho confrontate con altri modelli in carbonio (era in progetto una prova in piscina) per problemi di tempo, magari un’altra volta sarà possibile.

Un ringraziamento particolare alla GFT, in particolare a Tony, che mi ha dato la possibilità di provarle a sue spese e senza impegno.

Alla prossima prova

Tutti i diritti sono riservati, per la pubblicazione va richiesta autorizzazione

 

Claudio Basili

7 commenti

  1. Dario
    Dario 06/11/2009

    sarebbe interessante sapere come rispondono ai vari tipi di falcata:
    stretta e veloce, ampia e lenta…..
    da quello che ho letto sembrerebbe un buon prodotto

  2. Maurizio
    Maurizio 06/11/2009

    Grazie,
    ritengo molto importante la pubblicazione di questi test, aiutano all’acquisto ed ad uscire dai soliti canali convenzionali e a far emergere aziende valide ma non conosciute come altre.
    Interessante sarebbe anche una comparazione tra le varie pinne in carbonio, illustrando pregi e difetti,rapporto tra qualità prezzo, disponibilità dell’azienda nei confronti di chi acquista ecc. ecc.
    Aspetto questa comparazione con piacere.
    Grazie
    Maurizio Salviati

  3. Giosuè
    Giosuè 07/11/2009

    Ho acquistato le pinne GFT 80×19, ottima flessibilità le uniche cose che mi hanno lasciato perplesso sono la poca inclinazione sul lato che si attaccano alle scarpette , sembrerebbero quasi andare contro tendenza , però a fine pesca non c’è che dire ottima la spinta dal fondo e gambe poco stanche a fine pesca circa 4 ore , un ringraziamento al Sig.Tony di GFT cordiale e sempre disponibile se dovessi riacquistarle di nuovo , lo rifarei ottime pinne!!Giosuè

  4. Pickup
    Pickup 20/11/2009

    Ho avuto in mano le pale GFT soft, perché le ha acquistate una mia allieva.
    La prima impressione, appena le ho prese in mano tenendole dalla “coda”, la parte che si inserisce nella scarpetta, è stata di una pala pesante in punta.
    Cioè come se il materiale composito non fosse a spessore variabile, stratificato, dalla “coda” alla “punta”, ma che fosse invece uniforme.
    Infatti, tenendola orizzontale, la punta della pala cede sotto al proprio peso flettendo, di poco ovviamente, ma se rapportato ad altre pale in composito di durezza analoga, la cosa si nota.
    Altra cosa che ho notato è la presenza considerevole di microintercapedini (buchini) fra le maglie della fibra di carbonio. L’impressione è che le resine epossidiche stese sul materiale composito non siano state stese in maniera uniforme, con il rischio, se così fosse, di osmosi.
    Abbiamo montato le pale senza colla, con il solo ausilio dei canalizzatori lunghi, su una scarpetta omer millenium nera, verificando che i longheroni avessero una buona presa sui canalizzatori. In mare la mia allieva, dopo un primo spaesamento dovuto all’abitudine col tecnopolimero, si è trovata bene, le ha sentite reattive e leggere. Ma ribadisco che veniva dai “plasticoni” HD Elite della Spora. Il problema è stato che in 4 ore di mare (2 ore la mattina e 2 il pomeriggio) ha rischiato di perderle 2 volte. Abbiamo ovviato al problema fasciando longheroni e pale con del nastro isolante, ma come soluzione d’emergenza. Ovviamente andranno incollate.

  5. maurizio (maufelix)
    maurizio (maufelix) 17/12/2009

    Ottimo lavoro, trovo questi test molto interessanti, a mio avviso un valito aiuto per i nostri acquisti

  6. dario
    dario 09/09/2011

    ne ho provato veramente tante di pinne e potrei dire che come pala non e male. ha vari difetti e imprecisioni per essere considerata una pinna ottima. la classificherei come pinna di media qualita. il mio parere per chi vede l’ apnea in modo serio di non risparmiare sul costo delle pinne. parlando di pinne a pari costo le merou sono molto piu curate vedendole ad occhio nudo, questa accuratezza viene rispecchiata anche nella miglior resa

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